Il degrado delle fontane storiche;il caso della fontana del Bernini a Castelgandolfo

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Carla Tomasi

Buonasera a tutti i presenti, ringrazio innanzitutto il Rotary, il Dottor Rizzo di questa iniziativa, di questa che abbiamo visto non è solo un esperimento ma effettivamente è una attività culturale, una attività progettuale.

In realtà io vi parlo di qualcosa che non c’è, perché non c’è il restauro, ma non c’è neanche il progetto ancora dell’intervento di restauro, quindi vi parlerò di quelle che sono le modalità di approcciare un argomento quale quello di un intervento di restauro e in pratica questo è un progetto preliminare, uno studio di fattibilità.

Nello spirito della sinergia e della attività in coordinamento, in cooperazione, utilizzerò parte di un filmato che è stato realizzato da un socio del Rotary, l’Ingegner Tinè e che si trova sul sito del club, ma essendo molto pertinente alle cose che andremo a vedere, abbiamo realizzato un ragionamento utilizzando anche queste parti di filmato che quindi andremo a vedere.

Come abbiamo visto, le fontane vengono alimentate da acquedotti di antica e di recente costruzione e costituiscono esse stesse fin dall’antichità una fonte di ristoro e di approvvigionamento idrico.

Per assolvere a questo scopo importante che abbiamo visto anche dal punto di vista sociale e culturale, sono poste nelle parti in punti strategici della città, proprio perché dovevano servire a un utilizzo pratico.

Le forme delle fontane possono essere da estremamente semplici, fin dall’antichità sono state comunque forme complesse fino a diventare veri e propri monumenti con notevole valore artistico.

Per progettare un intervento di restauro e di manutenzione di una fontana, è necessario tenere presente e approfondire proprio l’analisi del sistema ambientale nel quale essa, la fontana è inserita, analizzando le condizioni esterne legate al luogo, alle condizioni termo idrometriche, ai fattori climatici e alle variazioni delle temperature e dei fattori esterni nei quali è appunto presente la fontana.

Naturalmente in tempi recenti a tutti questi fattori viene aggiunto il fattore del deterioramento per inquinamento che non è un deterioramento banale in quanto aggredisce proprio chimicamente il materiale costituente, il materiale lapideo che calcareo.

Accanto a questi dati per condurre un intervento completo dovranno essere prese in considerazione e analizzate anche le parti idrauliche e funzionali della fontana, quindi una ricerca e una attenzione anche per quanto riguarda quegli elementi tecnici e funzionali dell’opera.

Possiamo partire con il primo filmato, vediamo la Fontana di Castel Gandolfo è posta nella piazza su cui si affaccia il Palazzo Pontificio, ovviamente è posta nella posizione più importante rispetto a questa località.

La costante presenza di acqua nelle svariate forme, quindi l’aerosol, gli schizzi, il ristagno anche il ruscellamento e la sua ubicazione nel centro storico che in quanto tale è soggetto all’inquinamento, innesca fenomeni di alterazione e di degrado tipici che ritroviamo in maniera tipica nelle fontane.

Le alternanze di caldo e freddo e le situazioni di gelo in particolare hanno determinato in questo caso, oltre alle stratificazioni superficiali, una disgregazione e una perdita di materiale.

La perdita di materiale è dovuta anche, ovviamente, alle attività di tipo antropico, cioè le fontane vengono di fatte utilizzate quindi c’è un danneggiamento meccanico che si innesca però su un fattore di deterioramento e di decoesione, innescato dalla disgregazione dell’acqua stessa e del materiale costitutivo.

Possiamo vedere il secondo filmato, queste cause di deterioramento sono ricondotte da cause primarie e tra queste in particolare il gelo.

Il gelo determina un aumento di volume delle acque che sono presenti in quanto fontana e che infiltrandosi all’interno del materiale già di per se portano una disgregazione, ma con il gelo e con l’aumento di volume questo disgregazione diventa grave, importante e diventa veicolo di altre forme di deterioramento.

Tutto questo porta a distacchi e a perdita di materiale.

La perdita di materiale di se stesso è un danno, ma in più pone all’aperto, espone nuove parti di materiale originario che a loro volta verranno deteriorate da questi fenomeni.

Quindi lo stato di conservazione della fontana desta preoccupazione proprio per le notevoli perdite di materiale che abbiamo visto nel filmato.

Possiamo partire con il terzo filmato, osservando nel dettaglio si possono elencare, si possono notare numerose forme di alterazione, alterazioni cromatiche dovute da patine chimiche biologiche, organismi e micro organismi biodeteriogeni, presenza di vegetazione soprattutto nelle parti basse, presenza di micro flora, distacchi, disgregazione, fratture, scagliature, alveolizzazioni e incrostazioni e concrezioni.

La redazione di un progetto di intervento dovrà quindi essere preceduta da una attenta fase di studio preliminare e, quindi, dovranno essere previste delle analisi preliminari.

Queste serviranno a avere una cognizione più precisa e più puntuale dei materiali costitutivi, del loro stato di degrado al di là di quello che è visibile a occhio nudo e quindi l’esatta conoscenza delle forme di alterazione e questo potrà dare la possibilità di valutare preventivamente i metodi e i materiali di intervento.

Si dovranno approfondire anche gli studi sui fenomeni del biodeterioramento in quanto questo tipo di deterioramento che è favorito e facilitato dalla presenza di acqua e di luce provoca, oltre che i danni visibili di patine di vari colori, anche un ulteriore disgregazione dovuta ai metabolismi, quindi i metaboliti che lasciano un materiale che innesca reazioni chimiche e le stesse radici della stessa azione meccanica è una azione disgregante di tutta evidenza.

Inoltre sarà utile probabilmente analizzare anche con strumenti termografici per identificare eventuali discontinuità interne, fratture ma anche i tracciati delle tubature e delle parti meccaniche eventualmente non visibili.

Una volta ottenute tutte le informazioni tecniche, scientifiche, storiche come abbiamo visto, potrà essere elaborato il progetto di intervento, ovvero l’identificazione dei vari sistemi di pulitura, perché saranno vari sistemi di pulitura che interverranno su ogni singolo strato non pertinente, biologico, concrezioni, croste nere, sono elementi di deterioramento che hanno origine diversa e quindi devono essere trattati con una metodologia selettiva.

Particolare importanza dovrà essere data al protettivo superficiale con caratteristiche di idrorepellenza ma anche di stabilità, cioè non deve alterare il colore, né si deve alterare nel tempo.

Ha una durabilità limitata, ma comunque di qualche anno.

Ma non basta tutto questo, bisognerà anche approfondire uno studio proprio architettonico e logistico della fontana, andiamo con il quarto filmato.

Possiamo qui notare l’attacco delle forme biologiche in basso quindi con le erbe infestanti, ma in particolare vediamo che nella parte alta si notato alcune incongruenze formali e quindi in questa fontana ci sono degli elementi che all’apparenza sembrano non essere pertinenti e che riguardano le parti idrauliche di adduzione e di deflusso delle acque, in particolare ci si riferisce a questo elemento, questa gabbia che sicuramente non è pertinente, e anche però al sistema di deflusso che vediamo tra poco e che dovrà essere ricalibrato e ristudiato.

Questo è il punto di deflusso che non è convincente.

Possiamo partire col quinto filmato, l’analisi storica del monumento e delle trasformazioni che si sono succedute, potrà effettivamente orientare la definizione dell’intervento nel suo complesso con l’eventuale recupero del suo spazio originale.

In effetti l’occasione dell’intervento di restauro non può lasciare nulla di quanto non è stato qui ampiamente spiegato e argomentato.

In effetti la fontana ha una sua funzionalità monumentale oltre che operativa e funzionale e quindi è inserita all’interno della piazza ma questo inserimento è un prodotto di una ideazione architettonica che vede anche un disegno che nel tempo è stato perduto probabilmente per le trasformazioni successive.

Questa sarà una occasione per, ce ne sono già alcuni spunti in questo filmato, per recuperare quegli elementi proprio architettonici sia di definizione della fontana, sia anche di sua presentazione con i pilastrini esterni, piuttosto che questo disegno di demarcazione del perimetro esterno.

Altri elementi da valutare riguarderanno gli effetti della fuoriuscita dell’acqua, naturalmente si dovrà in qualche maniere contingentare e contenere lo zampillo in quanto l’acqua proprio la sua espansione del materiale lapideo è quella che dà una maggiore criticità.

Quindi la forma e la dimensione degli zampilli, una corretta anche gestione nel tempo della fuoriuscita delle acque, se è previsto del gelo probabilmente si dovranno interrompere i flussi e tutto questo dovrà essere monitorato e studiato.

Anche la vasca sarà oggetto di intervento e si dovranno ripristinare le giuste proporzioni anche per le situazioni di deflusso, la vasca sarà opportunamente impermeabilizzata e potrà essere valutato un sistema di ricircolo delle acque; questo permetterà moltissimo i danni dovuti sia alle concrezioni e anche agli agenti bio deteriogeni perché l’acqua potrebbe essere additivata di un quando biocida.

Naturalmente non diventerebbe più una fontana per utilizzo delle persone, ma anche questo sarà qualcosa da valutare nel progetto.

Naturalmente l’intervento sarà corredato da una documentazione grafica e fotografica con relativa mappatura e qui entriamo nel discorso che è stato accennato e che è di estremo interesse, cioè della base tridimensionale o perlomeno bidimensionale, a volte non c’è neanche quella, cioè gli strumenti che possono servire a restituire tutte le informazioni che sono state recepite prima, durante e dopo il restauro e che rimangono come documentazione.

Quindi anche su questo tema c’è una grande tecnologia.

Io finisco qui, volevo solamente riprendere due cose che mi hanno molto colpito tra le altre, tante degli interventi precedenti, cioè la sinergia, a parte il coraggio, a parte la volontà, a parte l’azione di rete, ma la sinergia tra più professionalità che dovrebbero veramente essere la buona pratica per un qualunque impresa, ma in particolare l’intervento di restauro che è multidisciplinare e la qualità delle imprese, la qualità dei professionisti.

La qualità delle imprese specialistiche che sono in gravi difficoltà come tanti in questo Paese, ma sono un valore veramente importante in quanto recuperano proprio quella cultura di impresa, quella voglia di fare, quella sinergia tra le persone che, come ha detto l’Onorevole Brunetta, è una cosa difficile da costruire, facile da spazzare via, è un valore del nostro Paese.

Grazie tanto.

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