Sinergie di management per la valorizzazione economica del territorio

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Prof. Paola  Paniccia

Innanzitutto desidero rivolgere un saluto a tutti i presenti che, come tutti noi, abbiamo avuto la pazienza anche di ascoltare attentamente quello che è stato fino ora detto.

Poi un grazie di cuore al Sindaco e al Presidente del Rotary perché credo che questa occasione, questo nostro incontro è un incontro che sta celebrando una cosa molto importante.

Noi stiamo celebrando un fare umano che è davvero, credo, l’espressione del patrimonio culturale della nostra popolazione, dell’Italia perché noi abbiamo la forza dell’interpresa, abbiamo il senso dell’imprenditorialità.

Allora proprio per questo io ho intitolato la mia relazione, non appare sul video il titolo ma pazienza, è un termine che già è stato utilizzato dai precedenti relatori “Sinergie di management per la valorizzazione economica del territorio”.

La parola “sinergie”, sinergie per cosa? Sinergie per fare, sinergie per lavorare insieme, Monsignore Sensi ha dato un significato profondo sia pure in fase finale, dopo avere detto delle cose importantissime sulla storia, ha dato un senso profondo e ha augurato al Rotary di fare una buona impresa, ecco la parola impresa.

Io vorrei focalizzarmi col mio intervento su questa parola, sull’imprenditorialità e sull’impresa perché, vedete, le tecnologie sono importantissime, noi abbiamo visto i progressi che ci sono stati nel mondo delle tecnologie.

La storia del nostro Paese è importante, la cultura, il patrimonio, noi abbiamo un patrimonio culturale, è inutile dircelo, diffuso su tutto il territorio di grandissimo pregio: l’abbiamo mai valutato? Prima io ho sentito una cifra che risale agli anni novanta, forse poi non è stato fatto più nulla? E poi quell’importo così importante che veniva fuori, ma qual è la fonte? Io credo che veramente ci sia…, oggi è tempo di grandi sfide, non ci possiamo cullare sugli allori, nessuno si può cullare sugli allori, nemmeno Roma, Roma Capitale, il centro della cristianità nel mondo non si può cullare sugli allori.

Allora cosa fare? Noi in Italia abbiamo fatto delle cose bellissime, perché abbiamo questo senso dell’imprenditorialità che è un senso forte, quali sono state le cose belle che abbiamo fatto? Stiamo facendo scuola nel mondo, grazie alle nostre ville, alle nostre residenze d’epoca, ai castelli che sono stati riqualificati in una formula particolare di ospitalità molto innovativa e molto apprezzata nel mondo anche nell’ottica della sostenibilità, sono diventati degli alberghi, è una possibile forma di valorizzazione, si chiamano “alberghi diffusi”, uno è bellissimo ce l’abbiamo qui a due passi in Abruzzo, si chiama “Albergo diffuso Sextantio”, nell’antico borgo medioevale di Sextantio, ha preso tutto il borgo, tutto il borgo medioevale è diventato un albergo.

Quanto costa andare a dormire in questo albergo? Non costa poco perché costa due, trecento euro per notte, ma per fortuna costa due, tre cento euro per notte, perché sennò non avremo valorizzato quel borgo, perché per trasformare il borgo in un albergo così come restaurare una fontana di questa bellezza, ci sono dei costi da affrontare, ci sono dei progetti da fare, ci sono delle tecnologie da mettere sul campo e tutto questo non costa poco.

Allora io ho sentito oggi l’intervento del Sottosegretario ai beni culturali, faccio una breve digressione e poi ritorno subito in campo: non ci possiamo arrendere in questo modo, c’è bisogno di un doppio livello di responsabilità, c’è bisogno di un doppio livello di investimenti, è difficile immaginare che un eroe possa salvare l’Italia.

Oggi l’iniziativa privata sta facendo tantissimo perché siamo tutti nel piccolo “imprenditori” e sta facendo tantissimo, ma pensate quante difficoltà incontra una residenza d’epoca soltanto per fare interventi di efficientismo energetico, le finestre, questi finestroni grandissimi immensi che sono dispersive, ma pensate quanti costi e quanti sacrifici! Ma le Università a Firenze, l’Università dove è localizzata? In questi edifici storici meravigliosi.

Allora ci si fa carico sia da parte delle Istituzioni sia da parte dei privati, i privati fanno tanto e allora lo Stato non può arrendersi in questo modo perché qualunque iniziativa anche questa impresa che il Rotary insieme al Comune di Castel Gandolfo stanno portando avanti, questa impresa deve essere contestualizzata in un contesto sociale, politico che a sua volta esprime ben chiaramente indirizzi di fondo, indirizzi di orientamento, visioni di lungo termine perché restaurare una fontana del genere significa avere una visione di lungo termine.

Allora, premesso il suddetto basic dell’intraprendere, data la premessa che ho scelto di fare su le più ragioni che giustificano l’avvio di queste iniziative così importanti, ci sono a mio parere due cose, cerco di essere molto sintetica perché capisco che c’è anche un po’ di stanchezza.

Due cose secondo me molto importanti su cui dobbiamo un po’ riflettere, la prima cosa è questa: noi viviamo tempi difficili, oggi si dice è tempo di sfide importanti, ma quali sono queste sfide? Io ne vedo tre: la prima sfida è quella di sapere cogliere le opportunità, ma dove sono le opportunità? Ma non sono in Asia, non sono in altre parti del mondo, ce l’abbiamo sotto gli occhi, ma allora le dobbiamo guardare con occhi diversi.

Noi le abbiamo dentro casa nostre le opportunità, però bisogna guardarle con occhi nuovi, ecco la parola “Sinergie”, bisogna guardarle con occhi nuovi, bisogna fare rete, bisogna essere disponibili anche a interiorizzare visioni che non sono nostre, sono di altri; gli altri contano, le altre culture contano, non contiamo solo noi, da soli non ce la facciamo e quindi questa visione di lungo termine che deve coinvolgere il mondo, perché oggi il mondo è globalizzato, ma noi dobbiamo cogliere le opportunità e le opportunità ce le abbiamo dentro casa, benissimo.

Una seconda sfida: sapere interagire, sapere sfruttare lo strumento, e qual è lo strumento? Oggi qual è lo strumento più potente? Ma ce ne ha parlato a lungo prima il collega che ha parlato di tecnologia, questo è lo strumento più potente, però attenzione: fino a che punto possiamo noi affidarci all’impersonale virtù della capacità tecnologica? Questa è una domanda di fondo a cui noi dobbiamo dare una risposta perché la tecnologia ha delle virtù eccezionali però poi noi le dobbiamo usare queste virtù e allora non possiamo non associare alla virtù impersonale della tecnologia le nostre virtù, la virtù umana.

Tra queste, tra le virtù cardinali che tutti conosciamo, c’è il coraggio e noi abbiamo bisogno di questo oggi, noi abbiamo bisogno di coraggio anche per utilizzare quella tecnologia, per saperla applicare nel modo, quando e come si deve perché le cose vanno fatte bene, i progetti vanno ben strutturati, ben organizzati.

La terza sfida, terza ma non in ordine di importanza, è sconfiggere il deficit di fiducia oggi diffuso e aprirsi a visioni di lungo termine, il che significa domandarci per esempio cosa significa valorizzare il nostro preziosissimo patrimonio culturale, cosa significa valorizzare? Perché anche qui c’è un aspetto culturale importante, io ho partecipato a tanti convegni, di recente nella mia Università abbiamo dedicato un convegno a questi temi, lo sapete come l’abbiamo intitolato? C’è piaciuto intitolarlo “La Grande Bellezza: turismo e cultura”.

Ma perché turismo e cultura? Perché abbiamo voluto intitolare? Perché ci rendiamo conto che poi alla fine i problemi che investono il mondo della cultura, il mondo del turismo sono molto, molto simili perché questi sono due mondi apparentemente separati, in realtà sono assolutamente integrati ma perché? Qual è il comune denominatore di questi due mondi che è così difficile tenerli uniti questi due mondi, e questo particolarmente nelle Istituzioni perché nel mondo dei privati, questi due mondi viaggiano insieme nella testa delle persone viaggiano insieme, poi nel mondo delle Istituzioni andate a vedere: c’è Roma Capitale, il dipartimento della cultura e poi c’è il dipartimento che oggi non si capisce più che cosa è delle attività produttive, turismo e qualcosa altro, ecco qui che c’è una separazione, quello che la natura dovrebbe tenere unito noi tendiamo a separare.

Allora cosa significa valorizzare? Perché vedete questa domanda è fondamentale perché senza budget dedicati non si va da nessuna parte, così come una impresa senza capitali non è una impresa, non va da nessuna parte, allo stesso modo un progetto di valorizzazione, un progetto di restauro come quello che noi oggi stiamo celebrando, non va da nessuna parte senza capitali, al punto che siamo tutti con la colletta, col cappello nelle mani a fare la colletta, ma queste cose ce le dobbiamo dire perché fanno parte della nostra energia, nelle nostre virtù umane.

Allora ben venga questa forza, ma non possiamo accettare che il nostro Stato si arrenda perché non fa parte del nostro DNA, noi non ci arrendiamo, noi siamo coraggiosi.

Secondo punto che vorrei toccare e poi chiudo: il secondo punto risponde a una domanda “Ma allora cosa fare?”, “Come poterci migliorare?”.

Un buon esempio lo abbiamo qui oggi, questo incontro è un bel esempio, è difficile immaginare singoli eroi che si assumono la responsabilità e i rischi all’altezza di queste sfide, è impossibile.

Allora il restauro di un bene culturale così come la riqualificazione di un borgo medioevale che diventa albergo o di una dimora storica che diventa museo richiede un approccio olistico, io assocerei vicino al termine “sinergico”, che abbiamo capito cosa significa, stare insieme, creare, costruire un futuro insieme sulla base di un progetto di quel futuro condiviso, condiviso, e in questa ottica anche il restauro della fontana del Bernini diventa un veicolo di comunicazioni di uno spettro di valori.

Allora un approccio olistico, ma anche un approccio profondamente innovativo e anche un approccio intelligente.

Innovativo perché? Innovativo perché bisogna essere in grado di utilizzare quelle tecnologie, noi abbiamo il nuovo, il nuovo lo abbiamo e lo dobbiamo poter mettere in campo e sapere utilizzare, ma poi c’è anche un approccio intelligente, quindi in questo olistico c’è un po’ di tutto, c’è l’innovazione ma c’è l’intelligenza umana.

Perché approccio intelligente? Perché noi dobbiamo essere in grado di coinvolgere tutti in un’opera di questo tipo, tutti così detti stakolder, e quanti sono gli stackolder di un Comune come quello di Castel Gandolfo? Guardate che gli stackolder sono tutti, sono le famiglie, sono i figli delle famiglie, sono le generazioni future etc.

etc., sono tutti, è una comunità che si mette all’opera e mi sembra che questo veramente sia in sintonia un po’ con la vostra iniziativa, perché è vero, un’opera del genere poi crea un indotto, crea lavoro perché ci sono le professionalità, ma dove le andiamo a prendere le professionalità, a Milano? C’è qualcuno che l’ha fatto questo errore grandissimo, è andato a Milano a prendere le professionalità per restaurare il borgo antico, i sassi di Matera, ma come si può fare una cosa allora genere? Ma ci sono antichi mestieri che sono dentro i territori, che vanno riscoperti, rigenerati e poi a questi antichi mestieri che sempre si rinnovano vanno unite competenze nuove, conoscenze nuove.

Ecco perché servono le relazioni, ecco perché serve la sinergia perché tutto questo ci aiuta a scoprire le opportunità, a saperle sfruttare.

Allora abbiamo bisogno di persone che possano condividere progetti, investimenti, professionalità, organizzando non solo le imprese ma anche comunità territoriali e comunità di professionisti.

Ma che cosa è il Rotary che non una comunità di professionisti, che è all’opera su queste cose così belle!? È una rete, è una rete su tutto il territorio che si è messa all’opera nei vari territori.

Allora il mondo del turismo, le attività turistiche e culturali condividono, io ho avviato un master all’Università, il titolo di questo master, a parte insegno nell’Università diverse discipline perché siamo tutti sovraccaricati in questo momento, tra queste discipline insegno una disciplina che si chiama “Economia e gestione delle attività turistiche e culturali” e non è un caso questo titolo, è sulla laurea specialistica.

Il nostro master, che è un master di primo livello che forma giovani competenti nel mondo della cultura e del turismo, si chiama “Economia e management delle attività turistiche e culturali” e non è un caso perché c’è un connubio tra mondo del turismo, mondo della cultura che è fortissimo.

Guardate che il trend negativo che ormai si registra da quasi dieci anni, di perdita di competitività del nostro Paese nello scenario turistico internazionale, ma pensate che non stia incidendo sui nostri livelli di benessere? Ha aggravato moltissimo il nostro PIL, prodotto interno lordo, ha aggravato moltissimo la nostra disoccupazione.

E allora cosa fare? Ma noi abbiamo queste bellezze, l’Architetto Petrucci io mi complimento perché ha fatto una lezione straordinaria, straordinaria, bellissima, allora tutte queste cose così belle le vogliamo valorizzare? Ma non deve fare paura questo termine “Valorizzare”, perché si pensa che sia “vendiamoci il bene culturale così ricaviamo i soldi”, ma noi stiamo vendendo le banche, stiamo vendendo pezzi della Sardegna, stiamo vendendo l’Italia, svendendo scusate, l’Italia al mondo, ai cinesi.

E allora invece dobbiamo valorizzare, dobbiamo valorizzare noi dentro casa nostra e tenere dentro di noi queste cose bellissime per poi fare cosa? Per guardarle solo noi? No, andiamo a calcolare un pochino i flussi turistici che potrebbero attrarre, non li voglio nemmeno chiamare turisti, li voglio chiamare visitatori, perché potrei essere io con mio marito e mio figlio che andiamo a vedere questa fontana.

Guardate che c’è una tendenza a non sottovalutare che è dimostrata dai dati tra l’altro Mibac 2013, e cioè questo aspetto significativo: i musei, i monumenti e i siti archeologici e le aree archeologiche sono in questo momento più visitate, quasi più del doppio, rispetto ai musei.

Ora i motivi possono essere tanti incluso il biglietto che si paga per andare al museo, però la realtà è questa.

Allora questo che significa? Che le cose a cielo aperto dove tutti più o meno si…, vanno valorizzati, è importante farlo perché attraggono, sono dei potentissimi attrattori turistici.

Oggi la torta della domanda di turismo culturale è una torta che è arrivata, la cui circonferenza è uguale se non un pochino di più rispetto a quello del turismo balneare, il classico turismo, ce ne andiamo al mare, è una torta, è un cerchio che è cresciuto tantissimo.

Allora noi dobbiamo rispondere a questa domanda altrimenti non valorizziamo, ma non è soltanto la domanda dei cinesi, dei così detti “Paesi Brix”, è una domanda che parte anche da noi italiani.

Allora chiudo, chiudo con esortazione: in Italia il vero patrimonio su cui basare il futuro è dato dall’imprenditorialità del nostro popolo, dalla capacità di dare un senso a quel che si fa ogni giorno, non soltanto sulla base dei valori di cui è intrisa la nostra storia e la nostra cultura, ma anche sulla base di una nostra disposizione soggettiva, di una forza d’animo, una forza interiore che ci conduce a attrezzarci, perché la nostra vera sfida è attrezzarci per costruire il futuro, come e quando si deve.

Questa forza virtuosa si chiama “Coraggio”, il coraggio è stato ben definito nel pensiero filosofico classico greco a partire da Platone, segue Aristotele e poi San Tommaso d’Aquino che dà una definizione di coraggio bellissima “Il coraggio è quella virtù che ci dà la forza di andare avanti, è quella del proseguimento”, perché tutto si può iniziare ma è a tutti quanti noi noto agli illustri relatori di questo convegno che non tutte le iniziative e non tutte le organizzazioni, anche le meglio intenzionate, riescono poi a conseguire risultati sperati.

Allora l’inizio è bello però poi bisogna proseguire, l’inizio e la prosecuzione.

Bene, allora se vogliamo raccogliere le sfide che ci provengono dal difficile contesto che oggi viviamo, noi dobbiamo mettere in pratica il nostro coraggio, perché se si ha coraggio si è disposti anche a aprirsi a punti di vista diversi, a aprire la nostra cultura.

Chiudo con tre aspetti fondamentali per un progetto di questo tipo che io ritengo fondamentali e che riguardano l’applicazione del basic del management: quando un progetto ben fatto richiede una analisi di fattibilità.

Spesso è volentieri ci si ferma, o meglio ci si focalizza, si approfondisce maggiormente, io ho fatto parte di giurie che valutano le start up anche per i premi all’innovazione, ci si ferma maggiormente sugli aspetti tecnici che sono fondamentali, importantissimi però attenzione, non c’è soltanto la fattibilità degli aspetti tecnici, c’è una fattibilità economico finanziaria e non solo, c’è una fattibilità organizzativa e mercatistica, una parola bruttissima quando si associa la cultura al mercato, e queste sono le tre cose fondamentali per fare un progetto, per strutturarlo ben fatto ma poi il progetto deve essere implementato, la fase dell’implementazione non è semplice ma se si riesce a implementarlo poi va amministrato e quali sono i criteri attraverso i quali si amministra? Anche qui c’è il principio…, i criteri del razionalismo economico che ci vengono dalla storia dei tempi solo per citare uno Max Vever che cercò di riorganizzare lo Stato a quei tempi.

E allora quali sono questi termini? Efficienza, ne avete sentito tutti parlare, efficienza, efficacia, economicità, strutturazione, integrazione.

Io penso che su queste anche il basic del management può aiutare a portare avanti questi progetti nel modo migliore.

Grazie.

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