La Fontana detta del Bernini (da una relazione dell’Arch. Francesco Petrucci)
Tradizionalmente viene riferita al Bernini la fontana che si trova nella piazza di Castel Gandolfo, di fronte al Palazzo Apostolico. Tuttavia non ci sono riscontri documentari e stilistici che possano confermare tale attribuzione, poiché il manufatto non presenta alcuno dei caratteri innovativi delle fontane berniniane già a partire da quelle giovanili, come la “Fontana delle Api” già nel cortile del Belvedere in Vaticano (1625-26) o la celeberrima “Barcaccia” di piazza di Spagna (1628-29).
Il manufatto, in stile dellaportiano, presenta una pianta mistilinea formata da una quadrato sui cui lati si innestano semi-circonferenze, con al centro un balaustro o stelo e sovrastante tazza, secondo una tipologia diffusa con numerose varianti a partire dall’ultimo quarto del 500 da Giacomo Della Porta.
Risale al 4 settembre 1630 il mandato di pagamento di 110 scudi al mastro Clemente Volpe, riferibile ad una prestazione eseguita tra il 1629 e il 1630, “per lavori fatti a tutta sua robba alla fontana di travertini in piazza di Castel Gandolfo, rincontro al portone di Palazzo…”, registrato nei Conti della Camera Apostolica.
Poiché Carlo Maderno (Capolago, Canton Ticino 1556 – Roma 1629) si era appena occupato dei lavori di ristrutturazione del Palazzo Apostolico, sarebbe più pertinente riferire a lui il disegno della fontana, forse fornito al Volpe prima della sua scomparsa l’anno precedente. In tal caso potrebbero aver diretto la realizzazione i suoi assistenti Bartolomeo Breccioli e Domenico Castelli, attivi con il maestro sempre nella residenza pontificia.
A riguardo osserviamo che la fontana progettata nel 1614 da Maderno per Piazza Scossacavalli, poi smontata e trasferita nella piazza di Sant’Andrea della Valle, è praticamente identica a quella castellana, rendendo fondata tale ipotesi. Simile, su una pianta quadrata, è anche quella di piazza Santa Maria Maggiore, sempre disegnata da Maderno, mentre di analogo impianto mistilineo sono le fontane di Piazza San Pietro, il cui disegno è ancora dell’architetto ticinese (in origine ce n’era una sola, mentre la seconda fu replicata da Bernini sul modello della prima).
Il Bernini effettivamente si occupò invece solo dello spostamento della fontana, che si trovava originariamente più vicina al vecchia Oratorio di San Nicola, per portarla verso il centro della nuova piazza, dopo la costruzione della chiesa di San Tommaso da Villanova. Ne parla Alessandro VII nel suo diario in data 3 ottobre 1660 “portar la fonte più su ad alto fuor della Chiesa”.
Nessuno si è soffermato con attenzione sul restauro settecentesco della fontana, che interessò il rifacimento dello stelo e della tazza sovrastante in marmo bianco, sostituendo probabilmente quelli preesistenti in travertino, troppo degradati. L’intervento, databile attorno al 1743-45, fu eseguito su commissione di Benedetto XIV (1750-1758), con la supervisione del cardinale Girolamo Colonna junior (1708-1763), Pro-Maggiordomo e Prefetto dei Sacri Palazzi, che lo stesso papa Lambertini aveva elevato alla porpora nel 1743. Il loro stemma appare sullo stelo, intramezzato da serafini sagomati in foggia di erme classiche. Poiché all’epoca il direttore dei lavori di ristrutturazione del Palazzo Apostolico era l’architetto Ferdinando Fuga, ci si chiede se non sia suo il progetto del nuovo intervento. Una curiosità: lo stesso Fuga aveva disegnato simili serafini per il lambrecchini a nappe del Baldacchino della Basilica di Santa Maria Maggiore.